
Nicole Colombo, He loves me, he doesn’t love me…She loves me, she doesn’t love me….it loves me, it doesn’t love me…, terracotta, asta di ferro, 2020
“Ad ogni modo, quando fui a letto non mi riuscì di pregare a nessun costo. Ogni volta che cominciavo, mi tornava in mente la vecchia Sunny che mi chiamava mezza cartuccia.
Alla fine mi misi a sedere sul letto e fumai un’altra sigaretta. Aveva un sapore schifo. Dovevo averne fumato almeno due pacchetti, da quando ero partito da Pencey.”
Il giovane Holden, J.d. Salinger, 1951
Sam è il nome del personaggio creato da Nicole Colombo. E’ asessuato, non visibile, eppure, c’è traccia delle sue azioni qua e là. Fuma, schiaccia sigarette nel posacenere o altrimenti preferisce lasciarle ovunque, le sue mani scivolano su per i muri, le sinopie delle sue gambe si spalmano a terra. Sam ci consente di fare solo una cosa: ci lascia assaporare gli avanzi della sua vita e permette agli oggetti di raccontarlo.
Nicole Colombo sembra realizzi opere per via noetica, concentrando la sua ricerca sui meccanismi messi in moto dall’impatto percettivo e al processo che viene innescato nello spettatore al momento dell’incontro con l’opera. Così ci conduce verso un quid magnetico che ci dà la possibilità di creare un’immagine mentale dove percezione e fantasia viaggiano in coppia. Da qui, l’invenzione di personaggi, dei veri e propri avatar, di cui però non vi è la loro realizzazione fattuale.
In questo modo Colombo, inconsapevolmente, crea opere oggettuali dove, per oggettuale, non faccio riferimento alla corrente artistica che utilizzava le superfici pittoriche alla stregua di un oggetto, bensì creazione di disegni, pitture, sculture ed installazioni che si trasformano in veri e propri oggetti portatori di tracce di vita.
Sono impronte sulla via della scomparsa, di un esistenzialismo trascinato, i disegni sono sbiaditi e non è un caso che forse, le opere raccontano i sensi di Sam – tatto-Obsession (hair), olfatto-Cigarette, vista-Obsession (eye), gusto-Obsession (mouth),- come se Colombo volesse darci gli strumenti per disegnare la sua identità.
Credo che Sam abbia lo stesso carattere del Giovane Holden, o forse è proprio un suo avatar. Irrequieto, sensibile, generoso, anticonformista e fumatore, alla sola età di 16 anni. Non riesce ad ambientarsi nel mondo contemporaneo perché ne percepisce la falsità e la sua superficialità, queste sfumature caratteriali si deducono dai mozziconi di sigaretta arrotolati e stretti a nodo. Sembra essere un personaggio arrabbiato con la vita, o meglio con l’intera società. Passa da una stanza all’altra in attesa che la sua esistenza abbia un senso. Ogni suo avanzo e frammento esprime il suo flusso di coscienza.
Il giovane Holden è amante della letteratura, ma è un pessimo studente, viene espulso dal college e così decide di fuggire dalla sua piccola cittadina della Pennsylvania e si rifugia a New York –America degli anni Cinquanta pregna di contraddizioni tra ricchezze e segregazione razziale- dove conduce una vita da poeta maledetto, in compagnia di vecchie conoscenze e di nuove avventure con prostitute, travestiti e spogliarelliste.
Sam e il giovane Holden sono un’autopoietica icastica della persona, un avatar, a metà tra le stelle lo spazio, esulano ogni legge fisica della trascendenza. Gli oggetti si sono comportati con lui come delle matrici spaziali, si sono lasciati fissare nel tentativo di essere una realtà plastica volumetrica. Il suo gracile corpo è generatore di forme, ha lasciato traccia nello spazio disegnando un individuo nella forma pura, senza patina di ipocrisia e sostenitore di una poetica del rifiuto.
Credo che Colombo, ideando Sam, in maniera indiretta abbia anche avviato una nuova interrogazione sulle contemporanee forme espositive. Lo fa allontanandosi dagli stantii parametri della tradizione espositiva, basata sui quadri da chiodo o sculture da piedistallo, che tutt’ora vengono ampiamente utilizzate. Queste opere si comportano in maniera partecipativa, sono come dei frammenti di una identità cristallina che attendono di essere letti ed interpretati.
Eppure ho la sensazione che ogni pezzo abbia un’energia particolare, sembrano dei feticci di una vita passata. Saranno anche apotropaici?

Nicole Colombo, Obsession (eye) | Obsession (hair), inchiostro su carta, vetro e terracotta, 2020, 56×76 cm | ciascuno

Nicole Colombo, Agitating chunks of matter in uncertain space, ferro, verniciatura a polvere, resina, 2020, 205x60x17,5 cm

Nicole Colombo, Obsession (mouth), inchiostro su carta, vetro e terracotta, 2020, 56×76 cm | Tutti i Ph. Credit a Luca Matarazzo