Sempre più frequentemente l’arte contemporanea ci mette di fronte a scenari estremi. A chi non è mai capitato di trovarsi di fronte ad un’opera ed essere sfiorato dal pensiero “lo potevo fare anch’io!” o “come si può considerare questa arte?“. Eppure esempi di realtà artistiche che hanno un sapore classico, dove per classico intendo il pensiero filosofico greco, ce ne sono. Ecco, credo che tra gli artisti contemporanei emergenti il lavoro di Marco Eusepi, possa inserirsi in questa corrente di ricerca.
A questo proposito, vorrei accorciare le distanze con il passato ricordando che secondo il filone filosofico della cultura greca, l’uomo deve contemplare la natura, al fine catturare quelle costanti di equilibrio e ordine che debbono essere usate come modello per costruire buon governi, città e persone.
Seguendo questo percorso di pensiero, anche l’arte deve contemplare la natura e produrre per mimesi delle interpretazioni della realtà. Partendo proprio da questo processo di mimesi, l’opera pittorica di Eusepi trova il suo sviluppo in un atto di contemplazione mnemonica che ci restituisce dei frammenti di Antiritratti di paesaggi e scenari naturali.
Sconfinando le regole accademiche e sfogando le spontanee facoltà espressive, le ampie e ritmiche pennellate si astraggono in paesaggi che colgono l’essenza più vivida della natura. Non è naturalismo, bensì realismo.
Un realismo pittorico che lavora con i materiali della realtà, interpretandoli, sintetizzandoli ed infine astraendoli. Attraverso questo schema di mimesi e assimilazione in Landscape – Underpainting è studiato il rapporto tra le cose, affinché lo spettatore possa sentirsi libero di perdersi nelle infinite possibilità interpretative. Ma il cammino è segnato.