
Charlie Davoli, In the event of fire use the stairs, 2020
“Tutte le sere voleva andare sulla cima di quella montagna. Intorno alle cinque si preparava la merenda che si sarebbe portato lassù. Prendeva il solito fazzoletto e ci adagiava mele, formaggio, pane e richiudeva tutto con un bel fiocco di stoffa.Prima di imboccare il sentiero guardava il cielo, salutava le stelle che non riusciva ancora a vedere, ma sapeva che lo stavano scrutando. Erano le uniche a conoscenza degli incontri segreti che avvenivano al rifugio.
Intorno alle sei era arrivato sulla cima e iniziava a scorgere il piccolo rifugio. Era una casa con i tetti a spiovente dentro aveva tutto l’occorrente per poter stare una notte. Attendeva le sette, lasciava la porta aperta perché il suo amico non riusciva a bussare.Percepì subito l’aria farsi più fredda e umida, dall’esterno sentì un fruscio. Lo vedeva il suo amico: era lì con il suo aspetto etereo e buffo. Più cose aveva visto e più era grande, più queste erano belle e più il suo aspetto era candido e bianco.Lo salutò. “Ehi eccoti qui !” Lui non parlava, così i due per comunicare usavano i gesti. L’amico si mosse e lasciò una scia di nebbia attorno. Era un ciao. L’altro si adagiò e si mise comodo, aprì il fazzoletto e tiro fuori le mele con il formaggio.Così l’amico silenzioso iniziò a far scorrere le immagini di tutte le cose che aveva visto dal cielo durante la giornata. Terreni coltivati, mucche che brucavano, si era spostato fino alla Sicilia, poté vedere la Valle dei Templi di Agrigento e le scogliere di Aci Trezza.
Lui si mise comodo ed iniziò a guardare, divorava con gli occhi quelle storie. Ad un certo punto, gli disse “Ah come è bello avere una nuvola per amico !”
L’opera è tratta dall’ultima serie di lavori che l’artista Charlie Davoli (Singapore, 1976) ha dedicato al territorio del Trentino. Il paesaggio ritratto è una vallata situata nel territorio di Castel Beseno, in provincia di Trento. Il tetto a spiovente della casa è quello del rifugio Malga Cimana, mentre l’ascensore è tratta dalla Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero presso il Museo del Mart. Unendo con armonia questi elementi, Davoli ha saputo creare una realtà surreale lasciando a noi la possibilità interpretativa dell’immagine.
La fotografia di Davoli deriva dalla Narrative Art, le opere sono frutto di una ricerca che ci permette di conoscere la potenza emotiva e sognatrice che risiede nella nostra coscienza. Egli vivendo la fotografia come un gioco tra l’artificio e la natura, tra l’io psicologico e l’io tecnologico ci ricorda che siamo esseri regolati da principi opposti caratterizzati da un enigma dualistico.
Volendo ragionare sulle opere di Charlie Davoli con il titolo del saggio di Gillo Dorfles Artificio e Natura, le sue foto sono senz’altro figlie di questo rapporto dialettico, in cui vengono create strutture, ambienti e situazioni sganciate dalle antiche leggi fisiche.
Davoli ci restituisce un messaggio fotografico che affonda le sue radici nel fascino del profondo e del misterioso. Nato dalla sua capacità manipolativa della realtà e della sua vena narrativa, ne sono portatrici le sue figure anonime che diventano protagoniste di storie immaginative vicine all’irrealtà del mondo.
Fiocchi di nuvole si trovano in paesaggi impossibili, così quello che per il pittore inglese John Constable era la parte strutturale di un dipinto, è per Charlie Davoli il fulcro della sua poetica fotografica. Il profilo delle nuvole è anche il titolo di uno dei più bei libri fotografici di Luigi Ghirri, in cui egli afferma “a volte nelle nuvole si possono riconoscere le parvenze di animali, oggetti […] Le figure ai nostri occhi appaiono imprecise, anche se, in effetti, sono incerte, mutevoli, lontane dall’essere definite.”